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Studio sulla fotografia immersiva:
Le sale dell’ottocento della Galleria Nazionale d’Arte Moderna a Roma.
Toni Garbasso-2009
Questa raccolta di fotografie immersive ( 1) che documentano le sale dell'ottocento della Galleria Nazionale d'Arte Moderna, sarebbe dovuta andare a sostituire integralmente la raccolta effettuata nel 2000, ormai datata come qualità d’immagini, ma in cui erano documentate tutte le sale della Galleria e non solo l’ottocento.
Per i soliti motivi, complessi da risolvere in verità, dei diritti d’autore sulla riproduzione fotografica delle opere esposte, mi è stato concesso di riprendere unicamente le sale con le opere anteriori al novecento.
Il progetto dunque si focalizza sulla ripresa dei cinque gruppi di tre sale disposti attorno ai due saloni laterali della GNAM, il Salone di Giordano Bruno ed il Salone dell’Ercole, ed i saloni stessi. ( 2)
Come nella versione precedente, non vi è stata alcuna intenzione di realizzare un “museo virtuale” od una sorta di “guida alle opere”, ma, nell’ampia accezione del concetto di fotografia documentaristica, realizzare una raccolta di immagini omogenee e collegabili fra loro, realizzare cioè una lettura di tipo fotografico/immersivo di un luogo d’arte.
Non c’è stato alcun intervento per valorizzare l'immagine della Galleria, è stata invece cercata una lettura distaccata, la più neutra possibile.
L’ idea dunque, sta non tanto nel dare all’utente un invito alla visita della Galleria, quanto nel fornire uno strumento utile alla memoria, mediante la posizione e le informazioni primarie (nome dell’ opera, autore e data della realizzazione) delle opere esposte, a chi ha già visitato la Galleria.
Quindi una particolare attenzione è stata data alla etichettatura di tutte le opere rappresentate, e questo lo si è voluto fortemente, in quanto l’idea del progetto stesso sta nel dare una visione completa di informazione della Galleria.
Diventa quindi un progetto di catalogazione delle opere d’arte (alla data dei mesi di marzo-aprile 2009 ( 9)) nel loro contesto espositivo.
Poiché la caratteristica o la variabile fondamentale della fotografia immersiva è il punto di vista, (l’inquadratura e lo zoom sono infatti variabili non definite dal fotografo ma da chi vede ed interagisce con la fotografia immersiva), la sua posizione è stata cercata, nelle varie sale, in modo da ottenere la massima visibilità di tutte le opere esposte.
Le opere parzialmente o quasi totalmente nascoste da soggetti in primo piano, laddove fossero non riconoscibili, non sono state etichettate.( 3)
L’etichettatura delle opere è stata redatta attingendo le informazioni dal catalogo dell’ottocento edito dalla GNAM stessa, ma confrontando i dati dal vivo, dando quindi la giusta etichetta ad opere esposte in sostituzione di quelle prestate od in restauro.
La scelta di tale punto di vista adatto a riprendere la maggior parte delle opere, ha avuto l'esito negativo di non essere il più adatto a riprendere le opere (le sculture) in primo piano, che appaiono "troppo vicine" al punto di ripresa e quindi un po' deformate.
Ed essendo nel progetto stesso l’idea di un unicum (raccolta), le foto immersive sono state correlate fra loro dando la possibilità di “navigare” da una sala all’altra ed in aggiunta, definendo la posizione delle panoramiche stesse su di una mappa della Galleria.
Per la ripresa sono stati definiti quindi, i seguenti criteri:
- Soggetti: come concordato con la Sovrintendenza sono state riprese esclusivamente le sale dell’ottocento, in seguito sono state aggiunte quattro panoramiche degli esterni.
Un'aggiunta arbitraria, forse inutile, ma
consona alla mia pratica di fotografo di architettura.
Le persone sono state escluse dalle riprese, sia per l’accordo con la sovrintendenza della GNAM, sia per evitare la richiesta della liberatoria sui diritti alla privacy. Solo in due casi sono visibili in lontananza, dei visitatori.
- Punto di vista: neutrale, generalmente al centro della sala, e secondo la necessità, come ad esempio nei due grandi saloni, sono state scattate più di una panoramica, per dare appunto la visibilità alle opere che in una sola immagine non apparivano.
L’ altezza del punto di vista è stato uniformato a circa 1,50 metri dal suolo.
- Illuminazione: E’ stata usata sempre la sola luce esistente, ad esclusione della sala dello Jenner, in cui è stata rischiarata, con un piccolo colpo di flash, la statua dello Jenner.
- Colore: le sale della GNAM presentano un’illuminazione mista, composta da luce naturale (quindi variabile nella sua temperatura cromatica) proveniente dai lucernari in alto, e da luce artificiale (al tungsteno). Sono stati impostati sulla fotocamera i parametri per luce artificiale in quasi tutte le sale, eccetto che per il Vestibolo della Rinascita, il Vestibolo di Eva e la Veranda Sartorio, che esposte a sud e con ampie vetrate presentano una prevalenza di luce solare. In post-produzione non sono state fatte particolari modifiche cromatiche, eccetto alcune piccole correzioni atte ad uniformare i vari gruppi di sale.(4)
- Tecnica: E’ stata usata una fotocamera digitale (Nikon d700) con ottica fisheye (16mm) e sono state scattate per ogni panoramica 10 foto (in formato raw), con 3 scatti (medio, 1 EV di sovraesposizione, 1 EV di sottoesposizione) per ogni foto per un totale di 30 scatti ciascuna (5). Delle 10 foto, 6 sono impiegate a coprire i 360° orizzontali, 1 a coprire lo zenit, e 3 a coprire il nadir. Per la ripresa del nadir, nelle prime quattro sale (6) è stata usata la tecnica del “viewpoint correction” che consiste nello spostamento del cavalletto e correzione dell’errore di parallasse tramite software, mentre nelle restanti è stato usato un secondo cavalletto con braccio esteso al di fuori del suo perimetro e con la fotocamera posizionata nello stesso punto di ripresa degli scatti orizzontali.
Vedi qui.
Ciò ha consentito di riprodurre i riflessi sul pavimento della luce proveniente dai lucernai nella posizione corretta.
Per la post-produzione ci si è attenuti ai principi di “neutralità” su definiti:
- La conversione dei file raw (nef, formato della Nikon in tiff a 16 bit con Photoshop cs4) per la successiva “cucitura” è stata uniforme per tutte le sale, non alterando la cromaticità, sebbene vi siano stati alcuni aggiustamenti nell’esposizione.
- La cucitura delle fotografie è stata effettuata con il software Ptgui (versione 8.1), le impostazioni di output regolate per avere un’ equirettangolare (7) di 10.000 pixel di lato maggiore a 16 bit. L'output a 16 bit è stato scelto per una eventuale futura stampa delle equirettangolari.
- Ritocchi. I ritocchi effettuati sulle panoramiche sono stati principalmente:
a) sulla rimozione di macchie di polvere del sensore, generalmente sui muri in alto.
b) sull’adattamento della luminosità di stanze adiacenti o dell’esterno, mediante maschere ed utilizzando gli scatti sottoesposti o sovraesposti. (8)
c) per la rimozione delle ombre generate dal cavalletto o dalla fotocamera sul pavimento.
In sostanza le opere esposte non hanno subito alcun intervento di ritocco, lasciando così che alcune di essa si presentino un po' più chiare o scure del dovuto, ma rispettando il senso generale dell'illuminazione esistente, o che nei casi di quadri con il vetro, questo riflettesse elementi dell'ambiente circostante.
- Assemblaggio delle scene. Per la conversione delle equirettangolari in foto immersive, per l'assemblaggio delle scene e per l'etichettatura delle opere, sono state realizzate due versioni della visita virtuale, utilizzando in entrambe il plug-in flash, ormai standard presente sulla maggior parte dei computer, ma con software di compilazione differenti.
Nella prima è stato usato il software Pano2VR (versione beta 2.3) che permette una gestione semplice delle zone interattive (hotspots), ma presenta alcune limitazione: non è stata possibile ad esempio la navigazione a fullscreen reale e non solo a piena pagina del browser; nella seconda e definitiva versione è stato scelto il software KRpano (versione 1.08), che presenta rispetto a Pano2vr queste caratteristiche:
- La proiezione di tipo "architettonico" nella visualizzazione delle panoramiche: cioè che nel ruotare la panoramica verso l'alto/basso, le linee verticali rimangono parallele, in pratica si ha l'effetto correzione delle linee cadenti come nella tradizionale fotografia di architettura. Ciò permette una migliore osservazione delle opere esposte soprattutto quelle appese in alto sui muri.
- La possibilità di conservare tutti i dettagli della panoramica attraverso una suddivisione in parti (tiles) ed il loro rendering solo all' occorrenza (in inglese multi-resolution). Si è quindi utilizzata l'equirettangolare da 10.000 px per l'alta definizione suddivisa in tiles e da 1000 px di faccia (non in multi-resolution, bensì in formato cubico), per quella a bassa definizione.
- Una maggiore flessibilità e maggiori potenzialità di programmazione, come poter disporre di più grandezze di testo per l'etichettatura o come la possibilità di una visione completa della visita virtuale in fullscreen.
- Interfaccia e compilazione per web. Si è scelta un'interfaccia semplice, e tutta la compilazione del software è stata progettata esclusivamente per il web.
Poiché il progetto è solo una raccolta di immagini, e prevedendo anche l'inserimento della visita virtuale nelle pagine del sito ufficiale della Galleria, non vi sono né introduzioni, né testi descrittivi sulla GNAM, ma solo l'accesso alle varie foto immersive attraverso: a) una lista delle sale e b) una mappa della Galleria stessa.
Della foto immersive sono state date una versione in bassa risoluzione (di default) ed una in alta, per favorire gli utenti che non hanno una scheda grafica performante o che hanno ancora una connessione internet lenta.
- Ore lavorative (teoriche...)
- Per la ripresa: circa 20' per panoramica, tot. 8 h
- Per la cucitura immagini, ritocchi ed ottimizzazione equirettangolari: 45' cad. per un totale di 18 h.
- Per l' assemblaggio delle scene, preparazione grafica dell'interfaccia, inserimento etichette, scrittura html: tot. 50 h.
- Totale ore lavorative: 76
notes
(1) La fotografia immersiva è una tecnica fotografica che permette di riprendere un ambiente con un angolo di campo di 360° orizzontali x 180° verticali. E’ possibile visualizzare tale scena panoramica senza deformazioni solo sul monitor di un computer .
(2) I cinque gruppi sono:
- Sala: della Psiche, della Saffo, dello Jenner
- Sala: Palizzi, Morelli, della Cleopatra
- Sala: dei Veneti, della Madre, del Voto
- Sala: Previati, della Stanga, del Giardiniere
- Vestibolo della Rinascita, di Eva e Veranda Sartorio
(3) Le opere non etichettate sono:
- Sala Palizzi: a) Un gruppo di Garibaldini - Filippo Palizzi
- Sala della Cleopatra: a) Coro greco - Francesco Netti; b) Il malatino - Antonio Mancini
- Salone dell'Ercole: a) Bonifacio VIII - Andrea Gastaldi; b) La morte di Aldoino - Dario Querci; c) Le Maggiolate - Michele Rapisardi
(4) Ogni gruppo di sale presenta una sua cromaticità caratteristica, data dal colore delle pareti.
(5) E’ stata adottata questa tecnica che utilizza un fisheye a pieno formato, poiché una tecnica multi-row (cioè giuntando un numero molto superiore di scatti) avrebbe prodotto una definizione troppo alta, contravvenendo alle raccomandazioni della Sovrintendenza a “non fare delle immagini troppo definite…” e ciò sempre per le solite questioni di diritti di autore, riproducibilità ecc. E per questo motivo si è dato anche un limite nella possibilità di zoom sulle opere.
(6) Sala della Psiche, dello Jenner, Palizzi e Cleopatra
(7) Con equirettangolare si intende l’immagine che il software converte poi in fotografia immersiva. Equirettangolare è infatti, uno dei tipi di proiezione di una sfera sul piano.
(8) Ritocchi sulle alte luci e sulle zone d’ombra sono stati fatti per: il Vestibolo della Rinascita, la Veranda Sartorio, il Vestibolo di Eva.
(9) La Sala del Giardiniere è stata rifotografata nei primi giorni di agosto, su indicazione della Soprintendenza, poichè nel mese di aprile-maggio, l'opera principale (Il giardiniere di Van Gogh) non era esposto.
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